Sicuramente il mestiere del genitore è tra i più complessi e complicati in assoluto. Non solo per la grande responsabilità di aver messo al mondo una nuova vita ma soprattutto per garantire, o quanto meno provare a garantire, una educabilità che tracci la strada più giusta da seguire per i propri figli.
L’educazione è un processo molto complicato e dura per tutto l’arco dell’esistenza umana.
La fase iniziale della comprensione dei bambini è certamente quella decisiva, l’età compresa tra i 3 e i 6 anni è quella in cui si sviluppano il senso di responsabilità, di autostima e la capacità di compiere delle scelte da parte dei bambini.
I figli sono un dono prezioso e necessariamente è compito del genitore proteggerli e tutelarli attraverso il buon esempio e i giusti modelli da seguire.
Nella nostra società contemporanea certamente, mai come adesso, i nostri figli si trovano esposti a innumerevoli pericoli, di qualsiasi natura, e rischi come la pedofilia, le dipendenze di varia natura, il male in generale. I social network sono una delle fonti principali di questi mercati di morte, adescamenti su Facebook da parte di pedofili, vendita di sostanze stupefacenti e di alcolici, ragazzi disperati che si suicidano in diretta. Ci troviamo di fronte a qualcosa che non riusciamo neanche a spiegarci. Pertanto, l’unica soluzione possibile potrebbe essere quella dell’amore, dell’ascolto e della comprensione dei nostri figli.
L’inarrestabile fenomeno tecnologico del web, del tablet, degli smartphones, dei social network, di Skype, di You Tube, la dipendenza dai videogames, specie quelli attinenti al gioco d’azzardo e ai videopoker on line, rappresentano il punto di contatto tra miliardi di persone di ogni etnia e cultura. Basta un semplice click e sono tutti interconnessi tra loro, niente più barriere, con la rete tutti hanno la possibilità di interagire e di venire catapultati in una gigantesca piazza affollata da milioni di persone provenienti da tutti i Paesi della Terra.
Rodotà parla di abitanti del pianeta Facebook, quasi fosse una grande metropoli, perché di questo si tratta seppur virtuale, che si rivoltano se qualcuno tenta di violarne la privacy[1]. Ma siamo davvero sicuri che tutti i dati giornalmente caricati sui social network, le fotografie e tutto il resto, siano realmente al sicuro? Molti dubbi restano sul reale utilizzo di tutte le milioni foto e di dati caricati da ciascun utente dotato di account personale.
In tal senso ha scritto il giurista Franco Pizzetti, fino al 2012 Presidente dell’Autorità Garante per la Privacy, il quale mette in guardia i cittadini dagli innumerevoli pericoli derivanti dalla rete, indicando le necessarie precauzioni da prendere per tutelare al meglio i dati sensibili di cui solo e soltanto ogni singola persona è proprietaria esclusiva, in quanto portatrice di diritti soggettivi costituzionalmente garantiti[2].
Fenoneno travolgente come un fiume in piena, i social network, Facebook e Twitter su tutti, in meno di cinque anni contano centinaia di milioni di iscritti in tutto il mondo. In questa gigantesca agorà, dove circola un apparente sistema di democratizzazione di massa, in questo palcoscenico virtuale in cui ognuno può indossare la maschera che meglio gli si addice, tutti si sentono uguali, almeno in apparenza. Applicazioni come whatsapp e i giga che permettono la connessione dei dati internet rappresentano i nemici più pericolosi per i giovani, specie nel caso in cui se ne faccia un uso distorto e meramente goliardico.
Gesti estremi ed eclatanti “postati” come fossero una barzelletta.
Ogni gesto che si compie, dal più banale al più complesso, viene somministrato all’attenzione degli amici degli amici, tutti sanno tutto di tutti anche se non lo dicono, ma poi ne parlano. Perennemente connessi sulla rete virtuale ma incredibilmente disconnessi e scollegati dalla vita reale. Quante volte si ascoltano notizie riguardanti giovani introversi, rinchiusi in sé stessi, che preannunciano i loro gesti estremi salutando prima tutti e poi si tolgono la vita in diretta su Facebook. Oppure, giovani armati fino ai denti che fanno irruzioni nelle scuole e uccidono decine di innocenti.
Drammatici episodi, a cui spesso si assiste impotenti, di gioventù annientata dai falsi miti, dai falsi modelli, dai falsi valori, che non riescono più a distinguere la vita reale da quella virtuale. Il grado elevato e preoccupante della sofferenza alimentato dalla disoccupazione, dai casi di abbandono, dal rifugio nelle sostanze stupefacenti, nell’alcol, nel gioco d’azzardo ed anche nella prostituzione minorile, fenomeno in grande crescita che frutta danaro sporco alla criminalità.
Si pensi anche alla valenza che ha oggi il termine “amico”. Difatti, è semplicissimo diventare amici virtuali[3] e lo è sempre meno nella vita reale. Che valore si da oggi all’amicizia? Amici di amici ma, in fondo, amico di nessuno. A questo si riduce il valore di un nobile sentimento. Quanto vale avere un vero amico reale oggi? Occorrerebbe domandarlo ai giovani.
E’ opportuno ridare dignità alle persone e soprattutto ai giovani, ascoltando le loro urla silenziose di aiuto, cercando i loro sguardi sfuggenti, fermandosi a parlare con loro. Occorre tentare strenuamente di allontanarli dalle dipendenze dai viodeogames, piuttosto che dalle droghe, e da tutte le tipologie di eccessi, avvicinandoli ai buoni sentimenti, alla vita di comunità, al benessere interiore e alle sane attività ludiche, in questo mondo che muta alla velocità della luce e in cui i rapporti umani reali sembrano naufragare definitivamente[4].
Occorre tenere in considerazione uno studio effettuato nel 2012 dalla University Of Chicago Booth School Of Business, condotto dal prof. Wilhelm Hofmann,e poi pubblicato su Psychological Science, in cui, analizzato un campione di 205 persone, a cui è stato chiesto di indossare un dispositivo elettronico che registrava i desideri quotidiani, è venuto fuori che i social network e le e-mail danno una dipendenza molto più forte di quella da alcol o tabacco, ma possono vincere anche su sonno e sesso. Pertanto, al termine della ricerca, è stata stilata una vera e propria classifica che vede al primo posto proprio il connettersi ai social media per controllare eventuali novità, il quale batte il desiderio di dormire e quello di fare sesso, mentre alcol e sigarette risultano molto più facili da evitare.
La domanda, quindi, nasce spontanea: è il caso di iniziare seriamente a preoccuparci per il benessere dei nostri figli e delle persone in generale, oppure ciascun soggetto è in grado di potersela cavare da solo ed egregiamente? I pericoli, sempre più numerosi e apparentemente invisibili, sono sempre dietro l’angolo e spesso colpiscono i soggetti più fragili e sensibili, perciò occorre vigilare il più possibile e tentare di ripensare i social media come inclusivi per tutti i giovani e non esclusivi e marginalizzanti.
Pertanto, è proprio la capacità della persona umana, svincolata dalla totalitaria tecnicizzazione dell’epoca che viviamo, che permette alla stessa di operare delle libere scelte e di procurarsi delle valide occasioni di reciprocità, di pluralismo e di intersoggettività[5].
Anche Pier Paolo Pasolini, poeta e scrittore del Novecento italiano, ha trattato più volte il dilemma dei giovani, in maniera molto personale, ovviamente, connotati da tratti molto forti e libertini, ma sempre con grande interesse e timore per le sorti delle giovani generazioni di quel tempo[6].
La riscoperta del sé e dei valori inviolabili di ognuno è l’azione più importante da attuare per gli operatori della formazione. Educare, perciò, non significa soltanto trasmettere freddamente le nozioni e i saperi, seppur rilevanti, ma vuol dire sapere ascoltare, saper capire, saper consigliare, saper tradurre i problemi in opportunità di aggregazione, di dialogo e di confronto. Per tali motivi è necessario, oggi più che mai, riavvicinare i giovani ai dettami della Costituzione italiana, delle regole morali, dei diritti inviolabili e dei princìpi di solidarietà, giustizia, reciprocità e libertà. Tali valori e tali princìpi possono e devono essere inculcati, in primo luogo, dalla famiglia in quanto prima vera istituzione educativa e, in secondo luogo, dalla scuola, la prima vera comunità sociale. Per questi motivi, è fondamentale crescere in una famiglia democratica che possa favorire la giusta educabilità e uno sviluppo meta-cognitivo e relazionale appropriati[7].
In conclusione, quindi, l’isolamento e l’abbandono dei giovani e delle persone in generale provocano danni irreversibili, poiché non c’è cosa più tremenda che restare da soli con sé stessi, con il proprio io e con i propri ricordi, specie se quest’ultimi sono solo rimorsi o rancori.
E proprio in tal senso, la figura tenera e rassicurante del genitore premuroso e attento può fare la differenza e migliorare il percorso educativo del proprio figlio, in questa giungla moderna che di certo non perdona.
Luca Le Piane
Bibliografia
[1] Cfr. S. Rodotà, Il diritto ad avere diritti, Laterza, Roma-Bari 2012.
[2]Cfr. F. Pizzetti, I diritti nella “rete” della rete. Il caso del diritto di autore, (a cura di), Giappichelli, Torino 2011.
[3] Cfr. Z. Bauman, Communitas. Uguali e diversi nella società liquida, (a cura di), C. Bordoni, Aliberti, Reggio Emilia 2013.
[4]Cfr. G.P. Calabrò, P.B. Helzel, Il sistema dei diritti e dei doveri, Giappichelli, Torino 2007.
[5] Cfr. A. Masullo, La libertà e le occasioni, Jaca Book, Milano 2011.
[6] Si veda anche G.M. Annovi, Fratello selvaggio: Pier Paolo Pasolini tra gioventù e nuova gioventù, Transeuropa, Massa, 2013.
[7] Cfr. M. Corsi, M. Stramaglia, Dentro la famiglia. Pedagogia delle relazioni educative familiari, Armando, Roma 2011.